Piacenza, Borgo Faxhall, dal 14 dicembre 2019 al 23 gennaio 2019

Piacenza 1938-1945. Le leggi razziali

Dal 14 dicembre 2018 al 23 gennaio 2019, presso il piano 1-Mura Farnesiane di Borgo Faxhall, si potrà visitare la mostra

Piacenza 1938-1945. Le leggi razziali

Un’esposizione che in 40 pannelli illustra le culture razziste, i contenuti legislativi, l’applicazione della normativa di ottanta anni fa a Piacenza attraverso numerose “storie di vita” di perseguitati e vittime della Shoah.

La mostra, curata dall’ISREC, rimarrà liberamente visitabile negli orari di apertura del centro commerciale (tutti i giorni dalle 7 alle 21) dal 14 dicembre 2018 al 23 gennaio 2019.

È’ possibile prenotare le visite guidate con gli storici dell’Istituto (al costo di 2,00 euro a studente), adatte a ragazzi di scuole di ogni ordine e grado (verranno date indicazioni per lo svolgimento di UDA coerenti con l’età degli studenti; le classi potranno partecipare al progetto regionale presentato dall’Isrec di conCittadini), compilando la scheda allegata o mandando una e-mail a istitutostoricopiacenza@gmail.com

Per approfondire

Anche i piacentini, come tutti gli italiani, furono coinvolti nella campagna di “formazione al razzismo” orchestrata dal regime attraverso la stampa, le dotte conferenze nei locali “Istituti di Cultura”, la scuola. Gli interventi, che vedevano il coinvolgimento degli intellettuali più noti nell’opera d’indottrinamento – spesso professori dei licei cittadini -, miravano a divulgare una cultura impastata di razzismo paternalistico, di nazionalismo ed esaltazione della “stirpe guerriera”. Quando il razzismo diventò antisemita, si procedette a un articolato intervento di revisione dei libri di testo, di “bonifica libraria” e soprattutto di riordino didattico dei programmi di studio (la “Carta della Scuola” è del 19 gennaio 1939, seguendo di pochi mesi l’espulsione scolastica degli ebrei), che maestre, direttori e presidi si affrettarono ad adottare anche nei nostri istituti e nell’assoluto silenzio dei collegi docenti deliberanti, in applicazione alle circolari del ministro Giuseppe Bottai.

La propaganda che la mostra racconta attarverso le immgini dell’epoca incise effettivamente sulle coscienze o l’antisemitismo rimase un affare di Stato subìto passivamente dai più? Non siamo in grado di determinarlo.

Possiamo però osservare che l’applicazione delle leggi razziali da parte dei funzionari periferici delle istituzioni e degli organi di polizia fu puntuale, meticolosa, assidua, capillare per tutti gli ebrei della Provincia, lasciando il resto della cittadinanza – per paura o per convinzione – completamente o in massima parte indifferente, mentre rarissime, anche se preziose, furono le eccezioni di aiuto ai perseguitati. E non si può ritenere che l’azione delle autorità rimanesse ignota alla popolazione, per la diffusione dei messaggi propagandistici e il pedantesco impegno delle istituzioni.

La mostra racconta la loro e la nostra storia.