On line dal 1° maggio 2020

La Festa dei lavoratori al tempo del covid-19. Ripensare il lavoro

La Festa del lavoro e dei lavoratori 2020 è segnata dalle misure per fronteggiare la pandemia da Covid-2019, come il confinamento domestico e il distanziamento fisico che impattano sull’attività lavorativa con l’arresto produttivo e di circolazione dei beni, disoccupazione, implementazione del telelavoro e dello smart-working, chiusura delle scuole e diffusione dello smart schooling, per citare soltanto le trasformazioni più evidenti. Ci troviamo di fronte ad un mutamento radicale, improvviso e probabilmente irreversibile, per il quale occorrerà ripensare le modalità contrattuali; la conciliazione con i tempi di vita; la riorganizzazione sociale complessiva; i trasporti; le dimensioni, l’allestimento e la dotazione tecnologica degli spazi pubblici, produttivi e domestici.

Siamo lieti di poter pubblicare, come ausilio alla indispensabile riflessione su queste e molte altre problematiche connesse, quattro interessanti relazioni svolte in occasione del Convegno lavoro@lavoratori.it. Fonti, narrazioni, rappresentazioni (6° Convegno nazionale sulla Storia e il suo insegnamento nell’era digitale) organizzato a Piacenza presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano nei giorni 8-9-10 marzo 2018, con una ventina di storici e il sostegno dei Sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil.

L’intervento di Marcello Flores mette a fuoco il drammatico naufragio e permanenza del mito dell’emancipazione attraverso il lavoro nella rivoluzione bolscevica, mentre Agnoletto, Poggio e Stolzi riassumono, ognuno da un punto di vista e con categorie interpretative disciplinari diverse, i passaggi canonici dalla prima alla quarta rivoluzione industriale, giungendo a prefigurare le attuali tendenze, le contraddizioni insorgenti, i problemi e i pericoli che ci troviamo ad affrontare. La storicizzazione del presente, ripercorrendo le cesure e le mutazioni dei sistemi produttivi dagli inizi del Novecento ad oggi, in un’ottica sia economica che sociale e culturale, può aiutarci a non diventare oggetti passivi dei cambiamenti ingenerati dall’urto delle misure sanitarie, a saper vedere le possibilità di controllo e gestione delle scelte economiche, a chiedere con cognizione di causa di essere protagonisti della riorganizzazione del lavoro.

Sul canale Youtube dell’Istituto (https://www.youtube.com/channel/UCkLmWAijQtrlWDUG9FvvZ_g) dal 1° maggio sono visibili le seguenti relazioni:

Marcello Flores, 8 marzo 1917: la Rivoluzione russa e il mito dell’emancipazione attraverso il lavoro

 

Curriculum del relatore

Flores è storico, autore di apprezzate pubblicazioni, si è occupato principalmente della storia del comunismo, del XX secolo, del genocidio degli Armeni durante la Prima Guerra Mondiale, dei diritti umani e delle vittime di guerre. Ultime pubblicazioni sono: La forza del mito. La Rivoluzione russa e il miraggio del socialismo, Collana Storie, Milano, Feltrinelli, 2017; M. Flores-Giovanni Grazzini, 1968. Un anno spartiacque, Collana Biblioteca storica, Bologna, Il Mulino, 2018; M. Flores-Mimmo Franzinelli, Storia della Resistenza, Collana Cultura storica, Roma-Bari, Laterza, 2019. Ha fatto parte del comitato scientifico-editoriale per la monumentale “Storia della Shoah. La crisi dell’Europa, lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo”; partecipa a diversi programmi radiofonici e televisivi divulgativi sul tema (ad esempio, Il tempo e la storia, Eco della Storia). Fa parte del comitato scientifico per la pubblicazione dei documenti diplomatici italiani sull’Armenia; è stato Direttore scientifico dell’Istituto Parri/Rete degli istituti storici di Milano e collabora con numerose riviste (ne ha anche diretta una, “I viaggi di Erodoto”), quotidiani e inserti culturali e case editrici (ad esempio Mondadori). Professore presso l’Università degli Studi di Siena e direttore del Master europeo in “Human Rights and Genocide Studies”, è stato anche Assessore alla Cultura presso il Comune di Siena (2006-2011).

Abstract della relazione

La Rivoluzione russa si caratterizza da subito per la presenza della classe operaia al suo interno. La dimostrazione delle donne che dà inizio l’8 marzo alla ribellione si conclude con lo sciopero generale dei lavoratori. Nel corso dei mesi che dal febbraio vanno fino a ottobre il tema del controllo operaio e del lavoro è al centro dell’interesse dei soviet. Con la vittoria bolscevica si pensa che i lavoratori abbiano conquistato il potere, e il mito della rivoluzione si diffonde in tutto il mondo.

La realtà del potere bolscevico si scontra presto, però, con gli obiettivi di costruire una società socialista e di emancipare il lavoro, tanto che dentro il partito si verrà a creare un gruppo di «opposizione operaia». Il dibattito sull’emancipazione del lavoro, che aveva avuto fino a quel momento un carattere teorico-pratico accompagnato da iniziative di lotta e modelli di organizzazione, si trasforma adesso nella ricerca della strada per conquistare il potere. Ma il predominio politico del partito comunista e il suo controllo del potere e delle istituzioni allontana sempre più, nella pratica, le possibilità di emancipazione dei lavoratori dalle catene del lavoro. Il mito dei lavoratori al potere rimarrà comunque presente, all’esterno dell’Urss, presso quella parte del movimento operaio che guarda con speranza al suo modello di comunismo.

Stefano Agnoletto, Temi per una storia del lavoro e dell’industrializzazione in età contemporanea

 

Curriculum del relatore

Agnoletto è storico, economista ed esperto di ricerca nelle scienze sociali, patrimonio industriale e culturale e didattica. (PhD, Kingston University London). È attualmente ricercatore presso la BI Norwegian Business School di Oslo (Norvegia), Dipartimento di Giurisprudenza e governance. Fino al 31 agosto 2018 è stato a capo del dipartimento “Didattica” presso la Fondazione ISEC (Istituto per la storia dell’età contemporanea) a Milano (Italia). Come docente, ha insegnato in varie istituzioni accademiche in tutto il mondo (Italia, Canada, Messico, Federazione Russa) nelle scuole superiori e a livello universitario, post-laurea e dottorato. Nel 2018 ha conseguito la qualifica scientifica nazionale (Abilitazione Scientifica Nazionale) come professore associato presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).

Abstract della relazione

Si propone una storia del lavoro in età contemporanea secondo un approccio di storia globale. Il punto di partenza è un dato di realtà: almeno a partire dal Ventesimo secolo, la produzione di beni e servizi realizzata all’interno di un modello capitalista di azienda rappresenta la norma dominante, anche se non unica, di funzionamento dell’economia mondiale. In questo contesto, con una corsa iniziata a partire dalla metà del Diciottesimo secolo, la fabbrica è divenuta il luogo privilegiato e paradigmatico di produzione materiale.

L’archetipo della fabbrica contemporanea è una unità produttiva manifatturiera di grandi dimensioni, che riunisce un numero significativo di lavoratori sotto lo stesso tetto e dove si concentrano tutti i fattori di produzione, tra cui macchinari mossi da una unica fonte di energia. Il soggetto la cui iniziativa è all’origine della produzione di fabbrica è l’imprenditore, rappresentato da un individuo o da una società che si assume il rischio di impresa.

L’affermarsi del sistema di produzione capitalista e di fabbrica e del lavoro operaio che ha progressivamente plasmato l’industrializzazione mondiale tra il Diciottesimo e il Ventesimo secolo, i motivi di tale marcia trionfale, ma anche le ragioni delle diverse cronologie locali e delle gerarchizzazioni che l’hanno caratterizzata, saranno uno degli oggetti principali, ma non unico, di approfondimento nella relazione.

Le forme del lavoro prima, dopo e fuori dalla grande fabbrica sono anch’esse oggetto di analisi. Vengono considerate le valenze interpretative e i diversi significati che assumono, in una prospettiva globale e multicentrica di storia del lavoro in età contemporanea, categorie analitiche come pre-industriale, proto-industria, lavoro schiavistico, lavoro salariato, artigianato, Taylo-Fordismo, Toyotismo, post- Fordismo, post-industriale, globalizzazione.

Pier Paolo Poggio, Industria, ambiente, lavoro: dinamiche, conflitti, possibilità

 

Curriculum del relatore

Poggio è Direttore del Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia (www.musilbrescia.it) e responsabile scientifico della Fondazione Luigi Micheletti (www.fondazionemicheletti.eu).

Ha pubblicato: Marx, Engels e la Rivoluzione russa, Genova, 1974; Aspetti della teoria sociale in Russia. L’ideologia comunitaria slavofila, Genova, 1976. Ha collaborato con la Fondazione Feltrinelli e pubblicato (con E. Sellino) il volume: Biblioteche. Ricerca e produzione di cultura, Milano, 1980. Per le edizioni Jaca Book ha ideato, con M. Guidetti, la Storia d’Italia e d’Europa, 10 tomi, Milano, 1978-1985. Ha coordinato dagli inizi l’attività della Fondazione Luigi Micheletti e del Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, tre sedi operative. è curatore dell’opera: L’Altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico, Milano 2010 e sgg. (4 volumi pubblicati).

Abstract della relazione

La rivoluzione industriale con forti, seppure localizzati impatti sull’ambiente contribuisce a suscitare un diverso atteggiamento verso la natura (romanticismo). Uno scrittore come Charles Dickens (“Tempi difficili”, “Il nostro comune amico”, etc.) fornisce descrizioni potenti dell’impatto dell’industria e dei suoi scarti sull’ambiente urbano. Altri casi, anche italiani.

Il rapporto tra salute e lavoro è individuato per tempo da Bernardo Ramazzini (1633-1714) ma la medicina del lavoro si sviluppa molto lentamente e solo nel corso del Novecento viene istituzionalizzata.

Il processo di industrializzazione, attraverso accelerazioni tecnologiche e crisi economiche, continua a svilupparsi ininterrottamente nel XIX e XX secolo, sino ad oggi. Esemplificazione: l’industrializzazione della guerra. (Cenni critici alle tesi sul post-industriale e immateriale).

Le condizioni di lavoro (salute e sicurezza) mediamente migliorano, ma con cadute e arretramenti vistosi (esemplificazioni novecentesche e nell’attuale contesto globale).

I conflitti legati all’impatto dell’industria sull’ambiente sono per molto tempo sporadici e circoscritti (seppure significativi). Casi novecenteschi italiani.

Irene Stolzi, Donne e lavoro: uguaglianza e diritti – un profilo storico-giuridico

 

Curriculum del relatore

La Stolzi insegna Storia del diritto e Storia delle codificazioni e costituzioni moderne presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze; laureata in giurisprudenza, ha conseguito il dottorato di ricerca, si è specializzata al Max Planck Institut di Francoforte sul Meno. Ha lavorato e lavora sulla storia del corporativismo fascista, del diritto del lavoro e del Welfare. Fa parte della giunta esecutiva del Centro di studi per la storia del pensiero giuridico moderno; del comitato direttivo della rivista ‘Società e Storia’; del comitato di indirizzo della Fondazione Gramsci di Roma; del consiglio scientifico della Fondazione italiana del notariato. Prende parte da qualche anno alle linee di ricerca della Fondazione Feltrinelli di Milano (lavoro e cittadinanza; democrazia e crisi della rappresentanza). Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali.

Abstract della relazione

La relazione intende ricostruire le diverse modalità con cui è stato rappresentato il rapporto donne-lavoro con riferimento specifico al tema della capacità, dei diritti e delle diverse declinazioni del principio di uguaglianza. Viene preso in considerazione un arco cronologico particolarmente esteso (dalla fine del 1800 ad oggi) per tentare di restituire, attraverso fonti di diverso tipo (leggi, dottrina, giurisprudenza italiana e della Corte europea) la complessiva evoluzione ricevuta dai temi indicati.